lunedì 16 maggio 2011

Uguaglianza nel lavoro: una sfida continua

L’Ufficio Internazionale del lavoro (ILO) ha pubblicato il rapporto “Uguaglianza nel lavoro: una sfida continua”, dal quale emergono dati preoccupanti. Infatti la crisi economica ha portato a una brusca frenata nel campo della lotta alle discriminazioni, in particolare nei confronti dei lavoratori migranti. Inoltre l'ILO denuncia un aumento delle segnalazioni di discriminazione negli ambienti lavorativi, indice del fatto che la discriminazione sta diventando più una regola che un’eccezione. La crisi economica è stata motore di questa situazione, poiché nei periodi di recessione si dà meno importanza alle politiche sociali, specialmente se riguardano i diritti, l’uguaglianza e la sicurezza dei lavoratori.

Le discriminazioni più evidenti emerse dal rapporto sono:

  • Discriminazione femminile: le donne continuano guadagnare meno degli uomini (70-90%) e le principali differenze si notano nei periodi di gravidanza e maternità. Inoltre le donne sono soggette a molestie sessuali, specialmente se considerate vulnerabili (divorziate, giovani, non autonome finanziariamente, migranti…).
  • Discriminazione razziale: la provenienza continua a essere un problema nel mondo del lavoro, in particolare i popoli africani, asiatici, indigeni e le minoranze etniche subiscono una limitazione dell’accesso al mondo del lavoro. In alcuni Paesi, inoltre, i migranti sono esclusi dal sistema di protezione sociale.
  • Discriminazione religiosa: cresce il numero di uomini e donne discriminati per il credo che professano.
  • Discriminazione politica: continua a esistere, specialmente nel settore pubblico, dove l’accesso a un posto di lavoro e spesso determinato dall’appartenenza politica.
  • Discriminazione per la salute: la maggior parte delle persone con disabilità è disoccupata, mentre chi soffre di HIV/AIDS spesso vengono discriminati nei posti di lavoro in cui il test è obbligatorio e i risultati non vengono secretati.

Nel rapporto l’ILO indica quattro aree di intervento:

  1. promozione della ratifica universale e dell’applicazione della Convenzione sull’uguaglianza di retribuzione del 1951 e della Convenzione sulla discriminazione (impiego e professione) del 1958, per ora ratificate rispettivamente da 168 e da 169 Stati, su un totale di 183 Stati membri dell’ILO.
  2. sviluppo e condivisione di conoscenze sull’eliminazione della discriminazione nell’impiego e nelle professioni;
  3. sviluppo delle capacità istituzionali dei costituenti dell’ILO nell’attuazione più efficace del diritto fondamentale di non discriminazione nel lavoro;
  4. rafforzamento dei partenariati internazionali con attori principali che si occupano di uguaglianza.

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